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domenica 9 luglio 2017

La posta: I vostri racconti





Per la rubrica i vostri racconti, oggi è ospite del mio blog Maddalena con il suo racconto dal titolo: " Una salita da rivivere" , un racconto nato per caso e scritto in una sola notte.

"Quando ho scritto questo racconto è stato per dovere, era un compito scolastico: tema su luci suoni e colori, capacità descrittiva quindi. Poi alla fine è stato pubblicato sulla rivista scolastica Report nella sezione dedicata ai racconti e non in quella dei temi, dove sono finiti gli altri della mia classe. Mi mancava l’ispirazione, ho provato persino a farmi aiutare da una conoscente ma le sue idee erano peggiori delle mie. Così alla fine la notte prima della consegna mi sono seduta ed ho pensato a ciò che ha sempre significato per me l’idea di scrivere ed era metterci una parte di me stessa; ho pensato alla mia vita ed ai suoni, alle luci ed ai colori che non dimenticherò mai ed è uscito questo racconto surreale, un po' com’è la vita di chiunque, qualcosa in cui chiunque può rispecchiarsi, una parte di me ed una parte degli altri".


Ma leggiamo ora il racconto:
UNA SALITA DA RIVIVERE

Era quel che si dice una giornata incerta con un paesaggio mozzafiato.
Ero a seicento metri di altezza ad osservare il mondo con tutte le sue sfaccettature : il marrone delle catene montuose, il grigio dei palazzi, l’azzurro dei pochi tratti di cielo che si denotavano dalle nuvole biancastre ed il verde cristallino delle foglie degli alberi illuminate dal sole e scosse dal
vento. Si sentivano i cinguettii degli uccelli e il chiacchiericcio della gente che come me osservava quel meraviglioso posto.
Ed eccomi ora dinanzi a quella che era un’insormontabile salita ricca di scalini ed asfalto : non era
altro che un lungo viale alberato che sembrava dividere due mondi simili, ma differenti.
Salendo lungo quel viale, il cuore cominciò a battere violentemente, come se volesse uscire dal
petto, e ad un tratto la mia vita cominciò a scorrermi davanti agli occhi.
Mi ritrovai ad un tratto di fronte ad un gruppo di quattro bambine che cantavano canzoni di Natale,
vestite da angioletti con una coroncina dorata e un lenzuolo di un bianco candido come le pareti dell’aula in cui mi trovavo tra tanta gente che ascoltava stupita le loro acute voci. Poi come per incanto fui teletrasportata in un paese molto soleggiato e mi ritrovai ad osservare una scolaresca in gita che ammirava stupita un panorama ricco di trulli bianchi sormontati da coni di pietre.
Ecco d nuovo quella strana sensazione e di fatti mi ritrovai in un altro luogo. Questa volta una Chiesa. Guardavo ora stupita un groppo di bambini che facevano la loro prima Comunione. Le bambine in lunghi abiti che variavano di colore: da quelli tradizionalmente bianchi, a quelli panna, champagne, azzurri ed addirittura con qualche venatura rossa. Mentre i bambini erano, per volere delle mamme, elegantissimi nei loro mini smoking dai più classici colori, come il nero, il grigio ed anche il blu notte. Ma ciò che attirò la mia attenzione era la voce riflessiva e sicura che proveniva da una bambina che stava leggendo sull’altare prima di accingersi alla comunione.
Ma anche quel suono sfumò nella mia mente e mi ritrovai d nuovo a fianco della scolaresca e l’unica cosa che
riusciva a disturbare i loro squillanti e striduli discorsi era il rumore della pioggia battente che ci colse di sorpresa.
Per mia fortuna mi ritrovai tra la platea di un anfiteatro, presuppongo in piena estate per l’elevato caldo, a guardare un gruppo di ragazzine nei loro mini abiti neri stile anni sessanta, ricchi di pailette multicolore, che ballavano su una canzone inglese, un ballo moderno, illuminate da luci bianche,
rosse e blu.
 E con alle spalle un fantastico gioco di luci sul mare provocato dai fuochi d’artificio, il cui rumore dello scoppio completava armoniosamente la canzone del ballo.
Anche questo incanto finì, purtroppo.
Mi ritrovai affacciata ad un balcone ad osservare una ragazza
il cui pianto veniva rotto dalle folate di vento che si intrecciavano con i raggi del sole, che le chiarivano i capelli scuri. Era triste, abbattuta per quelle continue urla che sentiva provenire da
dentro casa sua e delle quali si sentiva perennemente in colpa. L’unica che riusciva a darle conforto era una bambina di circa quattro anni, che nel suo completo rosa confetto , allietava l’animo di quella ragazza con i suoi buffi balletti e la sua tenera consolazione.
Ma persino quell’immagine consolatoria svanì dalla mia vi sta e fu sostituita da un flash di immagini riguardanti una nuova scolaresca : le urla di sgomento, il rombo del pezzo di un letto che
cade, il bussare reciproco con causale di urla e dell’agghiacciante rumore di una lampada che si infrange al suolo, la fontana scura di coca-cola che rende la coperta di un bel terra bruciata ed infine il rumore di un tuono che si schianta al suolo, ovvero una spilungona che alle tre di mattina si prende una clamorosa tanto che rapida caduta , svegliando tutti e facendo alzare per tutto l’albergo un boato di risate.
Eccomi finalmente ripresa da questo lungo viaggio nella mia mente. Ero arrivata in cima alla salita, finalmente, ma zuppa di acqua nonostante l’asfalto fosse asciutta e dal cielo proveniva solo il rombo dei tuoni e lo scoppiettio della pioggia che assumeva tonalità grigiastre. Tutt’un tratto uscì il sole e voltandomi alla spalle mi accorsi di quanta strada avevo percorso per arrivare in cima, ma durante la consapevolezza di ciò la mia attenzione si focalizzò su un suono squillante, quello che appariva
provenire da una sveglia, che non vedevo e capivo su quella salita.
Ma ecco che realmente quell’immagine si infranse e mi ritrovai, oramai sveglia, a spegnere quella stupida sveglia che distrusse la mia magica salita e mi ricondusse nella realtà, dove nonostante la
strada in salita fatta mi aspettava ancora un lungo tragitto.
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 "e poi ti ritrovi catapultata in un sogno e ti ci trovi così bene da desiderare di non svegliarti più per tornare alla realtà…
Ahhh, i sogni, sono solo fumo, ma le sensazioni che ti danno sono reali e continui a percepirle anche al risveglio…
… e solo allora capisci che i tuoi sogni si realizzano solo nei sogni…"




Maddalena ( anche se nessuno la chiama con il suo nome intero fino a dimenticarlo anche lei il suo nome), io la conosco da circa un anno e da quando è nata in me la voglia di creare il blog, mi è stata accanto per la gestione "tecnica "del blog.
E' una ragazza di vent'anni e quando ha scritto questo racconto ne aveva quasi quindici;  è pugliese, ( come me), è amante dei libri e delle cose incompiute e ama scrivere.
 Ha frequentato il liceo delle scienze umane ed ora, (oltre ad aiutarmi con il blog) ,sta cercando di crearsi  una carriera professionale. Ama definirsi sarcastica e stronza, ( non so se darle ragione) , ma soprattutto odia il dramma tragico.

Non ho un messaggio da inviare voglio semplicemente che le persone che leggono ciò che scrivo entrino in un altro mondo, parallelo al loro, ma libero, leggero, in cui si sentono di poter vivere ed affrontare qualunque cosa".



Ringrazio Maddalena per avermi concesso di utilizzare il suo racconto e condividerlo nel mio ( e un pochino suo) blog.

Buona lettura a tutti dalla vostra Manuela

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