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sabato 18 novembre 2017

Recensione: La locanda dell'Ultima solitudine di Alessandro Barbaglia

SCHEDA TECNICA


Titolo: La locanda dell'ultima solitudine
Autore: Alessandro Barbaglia
Editore: Mondadori
Pagine: 163


Pubblicazione: 17 Gennaio 2017
 Genere: Narrativa contemporanea



                                                        Gradimento

Libero e Viola si stanno cercando.
 Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio...
Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell'Ultima Solitudine, per dieci anni dopo.
Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà.
L'importante è saper aspettare, ed essere certi che "se qualcosa nella vita non arriva è perché non l'hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo".
Anche Viola aspetta: la forza di andarsene.
Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito.
 Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota.
Tranne che per un baule: imponente, bianco.
Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni.
Quei sogni che, secondo l'insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d'inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti.
Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai.
Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l'istante di un'onda si trovano dentro lo stesso azzurro.
E che sia il mare o il cielo non importa.
La Locanda dell'Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli.
La Locanda dell'Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie.
Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle.
Come fossero vita.
Come fossero morte.
Come fossero amore.


La storia ci viene raccontata con uno stile e una tipologia di narrazione non di facile approccio, soprattutto inizialmente, ammetto di non averci capito molto della storia e che mi abbia lasciato un po' dubbiosa.
Anche a fine lettura ero molto combattuta, non comprendevo se la storia mi fosse piaciuta o meno, non sapevo proprio cosa pensare.
Forse proprio perchè è riuscita ad instillarmi questo dubbio ( potrebbe sembrare controverso ciò che dico), significa che inconsapevolmente "La locanda dell'ultima solitudine", qualcosa dentro  ha lasciato.
"È tutta in legno, la Locanda, alterna le pareti scure alle finestre piene di luce da cui entra sempre un po’ di vento.
È fatta di poche stanze e una sola certezza: se sai arrivarci, facendo tutto quel sentiero buio che ci vuol poco a perdersi, quello è il posto più bello del mondo".
Un romanzo che definirei onirico, surreale e metaforico ma allo stesso tempo così reale e veritiero da portare a riflettere su cosa davvero importi nella vita, su come troppo spesso ci accontentiamo di quello che abbiamo anche se non ci rende felici, perchè è più semplice, come dice il proverbio "Chi s'accontenta gode"; ma soprattutto ci fa riflettere su come la vita a volte riesce a  sorprenderci.
 Tutto ruota attorno alla locanda che è il punto di partenza dei nostri protagonisti ed anche quello d'arrivo, dove si ritroveranno e ricominceranno le loro vite.
 “Hai mai pensato che forse, io e te, siamo stati destinati a incontrarci perché siamo tanto più belli di tutto quello che abbiamo attorno?”
“Sì, sempre.”
“Quindi lo sapevi anche tu che alla fine...”
“Cosa?”
“No, dicevo, lo sapevi anche tu, in fondo in fondo, che alla fine...”
E lei taglia corto: “No”.
“...?”
“Ci ho pensato, certo, ma non che ci saremmo incontrati alla fine.
 Ho sperato che ci saremmo incontrati. E che allora sarebbe stato soltanto l’inizio.”
L'autore ha uno stile molto delicato, coinvolgente, che spiazza e cattura e  trascina  il lettore insieme a lui nella "locanda dell'ultima solitudine", un luogo magico e unico che come una calamita attira Libero a sè e noi con lui.
E' un romanzo che bisogna saper accettare per quello che è, non adatto alle persone che amano le storie concrete e razionali.
 Per la sua particolarità può assumere, secondo me, un significato diverso per ciascuno di noi.
Se siete pronti per vivere una favola moderna, allora lasciatevi  trascinare alla "locanda dell'ultima solitudine" ed entrerete  in un mondo quasi fiabesco.
A tutti i sognatori e le sognatrici ne consiglio la lettura.
 
         Recensione di "Diary of a reader".




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